Tips & Cheap - N° 6: Staphylococcus spp, Meticillino-resistenza e Nuovo Antibiogramma Dedicato

Staphylococcus spp, Meticillino-resistenza e Nuovo Antibiogramma Dedicato

Il genere Staphylococcus, pseudintermedius e aureus, è spesso coinvolto in processi infettivi localizzati in numerose e differenti sedi (cutanea, auricolare, nasale, apparato uro-genitale etc..); in particolare, negli ultimi anni, si è riscontrata una massiccia diffusione in Italia di infezioni sostenute da stafilococchi multiresistenti e meticillino-resistenti con conseguenti problemi terapeutici (scelta di antibiotici sistemici limitata) e rischi zoonosici (colonizzazione e/o infezione negli individui in contatto con animali malati).

Gli stafilococchi meticillino-resistenti [MRSA-aureus e MRSP-pseudintermedius] sono caratterizzati genotipicamente dalla presenza del gene mecA, che determina la resistenza alla meticillina, una penicillina di sintesi non più utilizzata in terapia, nonché a numerosi altri antibiotici di uso terapeutico comune come fluorochinolonici, macrolidi, lincosamidi e amminoglicosidi (Zhang W et al, 2011; Yoo JH et al, 2010).
In coltura, gli stafilococchi che mostrano resistenza alla oxacillina, sono da considerarsi meticillino-resistenti e quindi resistenti in vivo a tutti i beta-lattamici
Data la loro spiccata antibiotico resistenza, è quindi molto importante, in caso di riscontro di stafilococchi meticillino-resistenti, impostare una terapia mirata onde evitare di creare ulteriori resistenze.
A questo scopo abbiamo realizzato un nuovo ristretto pannello di molecole, da richiedere dopo l’evidenziazione in coltura di MRSA o MRSP stabilita esclusivamente dopo l’accertamento della effettiva resistenza all’oxacillina (molecola attualmente presente nel nostro antibiogramma generico). 
In questo nuovo pannello sono stati inseriti antibiotici ad uso sistemico (es.rifampicina) e ad uso topico (es.acido fusidico) che sono stati riportati essere efficaci contro stafilococchi meticillino-resistenti (Loeffler et al, 2008; Perreten et al., 2010).
Di seguito tutti pannelli di molecole attualmente disponibili presso il nostro laboratorio: 
Antibiogramma base dopo esame batteriologico (oggi ulteriormente rinnovato con l’introduzione di nuovi antibiotici specifici per oftalmologia, per dermatologia e per l’apparato genito-urinario)
Antimicogramma (particolarmente indicato in infezioni recidivanti sostenute da malassezie)
Antibiogramma MRSA-MRSP  NOVITA’ 
Antibiogramma ittico (infezioni batteriche di specie ittiche, idropsie)  NOVITA’ 


Per ulteriori informazioni contattare: Dr Stefano Perfetto perfetto@biessea.com


BiEsseA srl
Via Amedeo d'Aosta, 7 - 20129 Milano MI
Tel 0229404636
Fax 0229404644












Tips & Cheap - N° 5: INTERFERENZE ANALITICHE

INTERFERENZE ANALITICHE
Come noto, alcune alterazioni pre-analitiche possono modificare le condizioni del campione che arriva in laboratorio. Il risultato di alcune analisi può pertanto risultare in parte alterato.
Siero / Plasma Normale
Le condizioni che possono alterare i risultati sono principalmente emolisi e lipemia.

v      L’emolisi può essere dovuta ad errori di prelievo, conservazione o centrifugazione del campione, oltre a potersi verificare in vivo in corso di anemie emolitiche intravasali.

Diverse intensità di emolisi


v      La lipemia può verificarsi
o        nel caso in cui il prelievo non sia eseguito a digiuno,
o     in corso di pancreatiti, di epatopatie, e di nefropatie proteino-disperdenti (sindrome nefrosica),
o       in corso di alcune malattie metaboliche quali diabete, sindrome di Cushing, ipotiroidismo.
Vari gradi  di lipemia
Riceverete a breve, nei vostri referti, la segnalazione anche dell’entità di emolisi, lipemia ed ittero che riscontriamo nel plasma / siero dei vostri campioni: riteniamo infatti questa segnalazione di rilevante utilità per voi e per i vostri pazienti, al fine di interpretare correttamente i risultati ottenuti. 

Ricordiamo inoltre che, in caso di alterazioni molto intense, l’analisi potrebbe non venire neppure effettuata.
Premettendo anche che la ritardata separazione del plasma / siero dalle emazie può comportare riduzione artefattuale del valore della glicemia misurata - oltre a moderati incrementi di AST, LDH, potassio, fosforo - di seguito troverete una tabella con gli effetti più comuni indotti da emolisi e lipemia su alcuni analiti. 

ANALITA
EMOLISI
LIPEMIA
EMATOCRITO
Diminuzione
------
EMOGLOBINA
Aumento
Aumento
ERITROCITI
Diminuzione
------
Acidi bilari
Risultati inaccurati
Risultati inaccurati
ALP
Aumento / Diminuzione
Aumento
ALT
Aumento
Aumento
AST
Aumento
Aumento
Calcio
Aumento
Aumento
Creatinkinasi (CK)
Aumento
------
Creatinina
Risultati inaccurati
------
Fosforo
Aumento
Aumento
Gamma Glutamyl-transferasi
Diminuzione
Lattato deidrogenasi (LDH)
Aumento
------
Potassio
Aumento
Diminuzione
Proteine totali
Aumento
Aumento






Tips & Cheap - N° 4: INSULINOMA NEL CANE

INSULINOMA NEL CANE
L’insulinoma è una neoplasia delle cellule beta del pancreas, deputate a secernere insulina, che determina una produzione eccessiva di tale ormone. 
Conseguentemente si possono verificare gravi riduzione della glicemia.
I segni clinici riferibili ad insulinoma sono debolezza / astenia, crisi convulsive, ed una certa tendenza all’obesità.
La diagnosi si basa – evidentemente – sull’ipoglicemia, raramente associata d alterazione elettrolitiche quali ipofosfatemia ed ipokaliemia – e sulla dimostrazione di iperinsulinismo (eccessiva concentrazione di insulina rispetto ai livelli di glicemia).
In questi ultimi anni, per aumentare l’accuratezza diagnostica, la diagnosi di insulinoma si basava principlamente su una formula matematica che utilizzava concentrazione insulinica, glicemia, ed un fattore di correzione.
Insulinoma canino: immagine microscopica






Tale rapporto, basato in particolare su osservazioni condotte in medicina umana, è ritenuto obsoleto e non dovrebbe pertanto essere più utilizzato.
Ultimamente invece ci si basa sulla concentrazione di insulina serica, da confrontarsi con la glicemia.
Di basilare importanza è misurare sullo stesso campione insulina e glicemia, ed effettuare tale misurazione su soggetto a digiuno, di mattina, nel momento in cui la glicemia è più bassa ed avendo l’accortezza di centrifugare e separare IMMEDIATAMENTE il siero destinato alla misurazione della glicemia,
Pertanto, in base alla concentrazione di insulina ottenuta, corrispondono
differenti probabilità di insulinoma

Ø      20 μU/mL    insulinoma molto probabile
Ø      10-20          insulinoma probabile, in caso di ipoglicemia
Ø      5-10            insulinoma possibile, solo in caso di evidente ipoglicemia
Ø      < 5             insulinoma molto improbabile / impossibile
Si ricorda infine che esistono anche altre possibili cause di ipoglicemia non insulino-dipendenti, quali ad esempio setticemie, gravi insufficienze epatiche e – raramente - altre neoplasie che possono produrre una proteina simile all’insulina (IGF-II) , con attività simile.

Dr Ugo Bonfanti
Dr Emanuele Minetti

BiEsseA srl
Laboratorio analisi veterinarie
http://biesseanew.blogspot.it/
www.biessea.com



Tips & Cheap - N°3: Diagnosi e Terapia dell’allergia nei cavalli

Diagnosi e Terapia dell’allergia nei cavalli



DERMATITE ATOPICA
ASMA EQUINA
R.A.O./B.C.O. Recurrent Airway Obstruction/Broncopneumopatia cronica ostruttiva

    D.E.R. Dermatite Estiva Recidivante


Le manifestazioni allergiche più frequenti nei cavalli sono i problemi respiratori, come la R.A.O., e cutanei
come la Dermatite Atopica e l’Orticaria.

ASMA: Nei cavalli da corsa le malattie respiratorie sono la seconda causa di sindrome da minor rendimento dopo le malattie articolari.
R.A.O.: la malattia polmonare ostruttiva cronica é caratterizzato da una tosse persistente ed intermittente accompagnata da dispnea respiratoria e dilatazione nasale.
DERMATITE ATOPICA:la Dermatite Atopica nei cavalli é caratterizzata da un prurito intenso su muso, orecchie, collo, base della coda, crine e petto.
D.E.R.: IPERSENSIBILITÁ AI CULICOIDI
Le reazioni allergiche alle punture degli insetti sono una delle malattie cutanee più frequenti nei cavalli.  Tra di esse l’ipersensibilità ai culicoidi é una delle patologie più comuni. La D.E.R. (Dermatite Estiva Recidivante) é una malattia di eziologia allergica come conseguenza dello sviluppo di ipersensibilità immediata o ritardata ad alcuni dei componenti della saliva degli insetti, specialmente dei culicoidi. Le lesioni si presentano su dorso, base della coda, crine ed orecchie.  Nei casi gravi può espandersi a zampe, muso e persino a tutto il corpo.
I cavalli con ipersensibilità ai culicoidi, sono predisposti a presentarla anche ad altri insetti come i simulidi, i tafani, le mosche, le zanzare.

DIAGNOSI: ANALISI ALLERGOLOGICHE

Alergovet ha sviluppato dei test sierologici (“in vitro”) con specificitá e sensibilitá confermate. Queste analisi sono facili da realizzare poiché necessitano soltanto di un campione di siero e possono essere eseguite senza l’interruzione completa della terapia sintomatologia in corso.
Attualmente diversi studi hanno dimostrato l’utilità delle analisi sieriologiche come uno strumento semplice e di grande aiuto per la verifica degli allergeni responsabili della malattia allergica.
IMMUNOTERAPIA SPECIFICA CON ALLERGOIDI VETGOID®

  • Unica ed innovativa.
  • Dose massima in una settimana.
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Terapia iniziale: 2 fiale di 3 ml. (10 mesi)
Terapia di mantenimento: 2 fiale di 3 ml. (10 mesi)

Contattare il laboratorio per ulteriori informazioni.

Alergovet sarà presente al Congresso SIVE di Arezzo (1-3/02/2013) http://www.sivecongress.it/it/




Tips & Cheap - N°2: campioni citologici di midollo osseo

Cari Colleghi, 
alcuni suggerimenti quando desiderate inviare dei campioni citologici di midollo osseo.
Come sapete l’esame del midollo osseo e la relativa interpretazione sono procedure necessarie in corso di:
  • Citopenie periferiche
  • Anemie non rigenerative, specie se persistenti
  • Linfocitosi, specie se si identificano linfociti atipici nello striscio di sangue, e per stadiare neoplasie linfoproliferative
  • Trombocitosi estreme
  • Eritrocitosi (senza emoconcentrazione o malattie cardiopolmonari)
  • Presenza di mastociti circolanti
  • Cellule atipiche o immature nel torrente circolatorio.
Può essere inoltre utile in corso di iperprotidemia (senza emoconcentrazione o disidratazione), nonché per identificare neoplasie metastatiche e per evidenziare malattie specifiche (ad es. leishmania ed ehrlichia).
L’interpretazione citologica non è sempre agevole, ed anche per questo motivo è assolutamente necessario inviare, assieme al prelievo citologico del midollo:
  1. Anamnesi accurata ed approfondita
  2. Dati clinici, di diagnostica per immagini, e laboratoristici aggiuntivi
  3. I risultati di un esame emocromocitometrico, se lo avete eseguito in concomitanza al prelievo di midollo, i cui  strisci di sangue è opportuno vengano allegati (la lettura dei quali è compresa nel costo dell'esame citologico essendo di supporto alla diagnosi ma non refertati)

Nel caso in cui non abbiate un esame emocromocitometrico delle 24 ore precedenti il prelievo di midollo, è assolutamente opportuno inviare una provetta di sangue periferico per eseguirlo (ma il cui costo non è compreso in quello dell'esame citologico), ed allestire alcuni strisci da allegare alla spedizione.
Dr Ugo Bonfanti
BiEsseA srl Milano
www.biessea.com
bonfanti@biessea.com

Tips & Cheap - N°1

Cari Colleghi,
poiché vogliamo aiutarvi ad ottimizzare anche la fase pre-analitica vi preghiamo di guardare le foto qui sotto per poterci inviare campioni che siano adeguati rispetto alle analisi richieste per i vostri pazienti.
Iniziamo oggi queste piccole veloci comunicazioni con le provette con anticoagulante.

Per la coagulazione di base dovete usare le provette dedicate con trisodio citrato - le forniamo anche noi su richiesta - rispettando tassativamente la quantità di sangue in rapporto 1:9 con l'anticoagulante (per esempio provette da 0,25 ml di Na-Citrato: + 2.25 ml sangue - provette da 0,50 ml di Na-Citrato: + 4,50 ml sangue)


Per l'esecuzione degli emocromi con formula leucocitaria dovete usare provette con K3EDTA facendo anche qui attenzione alle indicazioni del produttore poiché molte di esse pur essendo diverse spesso possono sembrare uguali.

Basta guardare queste due fotografie. una è una provetta che richiede solo 1 ml di sangue intero:

Questa invece richiede 2,5 ml di sangue intero:

Ovviamente attenersi alle specifiche del laboratorio di riferimento e del fabbricante del materiale di consumo consente di diminuire la criticità pre-analitica ed alzare la qualità degli esami effettuati.

Ribadiamo inoltre la necessità di avere sempre una accurata anamnesi quando si richiedono gli esami citologici ed istologici: non sono infatti eseguibili se essa si limita al solo segnalamento ma bisogna indicare quanto richiesto nella scheda di accettazione, voce per voce. 
Dati clinici e di laboratorio collaterali, informazioni relative all’organo / tessuto, ed al tipo di lesione, permettono un’accurata valutazione del campione da parte del patologo! 
Vi ricordiamo pertanto di compilare cortesemente in ogni sua parte la scheda di richiesta che trovate su www.biessea.com alla pagina Listini  !

Grazie e buona giornata

Dr Ugo Bonfanti
Dr Emanuele Minetti

BiEsseA srl Milano




Riarrangiamenti clonali dei linfociti in corso di patologia infiammatoria gastrointestinali

In seguito all'interesse mostrato dai colleghi presenti alla relazione presentata al primo "Simposio Internazionale sulla Gastroenterologia dei Piccoli Animali", promosso da UNISVET, svoltosi a Roma dall’11 al 13 maggio 2012, vi riproponiamo il lavoro scientifico originale della nostra responsabile del servizio di istopatologia, D.ssa Daniela Olivero.

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Abstract da:

BiEsseA Laboratorio Analisi Veterinarie Milano
Argomento: Gastroenterologia ed Immunolpatologia

Pubblicato su:
Vet Immunol Immunopathol. 2011 Aug 19

"Reduced diversity of immunoglobulin and T-cell receptor gene rearrangements in chronic inflammatory gastrointestinal diseases in dogs."

Autori:
Olivero D, Turba ME, Gentilini F.

Source:
Daniela Olivero, Laboratory of Veterinary Analysis BiEsseA srl, 20129 via A. d'Aosta 7 - Milano, Italy.

Abstract
Inflammatory bowel disease has a multifactorial etiology in dogs as it does in humans. Evidence has been accumulated showing an abnormal response of the immune system, mostly represented by lymphocyte infiltration in the lamina propria of the gastrointestinal tract and in the epithelium, likely driven by chronic antigenic stimulation against luminal microorganisms. A relevant role is also ascribed to the genetic predisposition typical of some canine breeds. The role of chronic antigenic stimulation is still under debate. It may be responsible for selective pressure on the lymphoid population, favouring the emergence of some lymphocyte clones. This cross-sectional study is aimed at investigating the immunoglobulin and T-cell receptor gene rearrangements in a group of dogs affected by inflammatory bowel disease. The database of a referral Veterinary Laboratory was investigated. Based upon the histological evaluation of the bioptic samples collected during endoscopy, 54 canine cases met the WSAVA criteria for diagnosing IBD and were included in the study. The histological slides were retrieved and the gDNA was purified using protocols for formalin-fixed tissue. The gDNA was PCR amplified using fluorescent-labelled primers specific for canine immunoglobulin and T-cell receptor gene rearrangements; the PCR products were analysed with fragment analysis by means of capillary electrophoresis on an automatic sequencer (GeneScanning). In 47/54 (87.3%) cases, it was possible to amplify the gDNA. Twenty-one patients out of 47 (44.7%) showed polyclonal patterns in both the immunoglobulin and the T-cell receptors, 18/47 (38.3%) showed at least one oligoclonal pattern without monoclonal ones while 8/47 (17.0%) cases showed an Ig (7/47; 14.9%) or TCR (1/47: 2.1%) monoclonal pattern. These findings indicate that reduced diversity of the immunoglobulin and T-cell receptor repertoire occurs in canine inflammatory bowel disease. The reduced diversity correlated significantly with the severity of the histological lesions and carried a significantly increased risk of death. Beside its possible role as a reliable ancillary assay, immunoglobulin and T-cell receptor GeneScanning analysis points to the possible role of aberrant chronic antigenic stimulation, leading to clonal expansion of certain lymphocyte subsets in the pathogenesis of canine IBD.

Per ulteriori informazioni potete contattare la D.ssa Olivero: olivero@biessea.com

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Copyright © 2011 Elsevier B.V. All rights reserved.

PMID: 21908056 [PubMed - as supplied by publisher]
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Come realizzare dei prelievi istologici corretti?? Ovvero come ottimizzare i risultati del laboratorio di patologia e della propria struttura.

Cari Colleghi, poiché sempre più frequentemente riceviamo campioni istologici che necessitano di essere ulteriormente fissati in formalina - e che non sono quindi processabili con un inevitabile allungamento dei tempi di refertazione anche di 4-6 giorni - vi preghiamo di seguire quanto riportiamo di seguito.
E' infatti necessario che il clinico collabori pienamente con i patologi di riferimento, che la qualità del materiale sottoposto ad indagine sia la migliore possibile, che le anamnesi siano dettagliate e chiare: non è raro che un apparentemente piccolo particolare consenta o meno di emettere una diagnosi!
Certamente non sempre si può standardizzare ogni passaggio nella fase pre analitica e di preparazione dei campioni ma alcuni accorgimenti di sicuro sono da mettere sempre in atto.

Vediamoli:

- Se esistono più neoformazioni sullo stesso organo/pezzo d'exeresi, praticare tanti prelievi quante sono le neoformazioni (per esempio ciò è valido soprattutto per i tumori mammari multipli, che possono avere strutture e prognosi differenti). I prelievi vanno sempre quindi identificati o con con punti di sutura o in contenitori differenti o con colori diversi, riportando sulla scheda anamnestica la relativa didascalia.

- Una neoplasia di piccole dimensioni non è sinonimo di benignità. Le piccole neoformazioni devono essere spedite per intero, dopo essere state almeno parzialmente sezionate in due parti simmetriche, in modo che la formalina possa agire efficacemente anche in profondità. Ciò è da farsi sempre quando si inviano al laboratorio masse con almeno uno degli spessori/diametri superiore a 1-2 cm. E' importante segnare sempre i margini di escissione chirurgica mediante inchiostro di china o tempere colorate: diversi colori saranno utilizzati per identificare i margini craniale, caudale, dorsale o ventrale. Prima di fissare in formalina i materiali bisogna fare adeguatamente assorbire/essiccare i colori per 20-30 minuti

- Le masse di grandi dimensioni che non possano essere consegnate o spedite al laboratorio per intero dovranno essere sottoposte a prelievi multipli. Bisogna evitare di inviare all'analisi solo il centro di tumori voluminosi che normalmente si presenta ischemico, emorragico o necrotico. Inviare invece la porzione più periferica (corteccia tumorale), dove si troveranno anche numerosi vasi linfatici eventualmente sede di embolie neoplastiche e quindi di alto valore diagnostico e prognostico. Anche in questo caso bisogna eseguire sempre sezioni che consentano una adeguata fissazione veloce del materiale, ricordandosi che la formalina penetra bene fino a 1-2 cm di spessore. Bisogna identificare ogni singolo pezzo ottenuto con i metodi sopra descritti.

- I tumori splenici possono creare problemi anche maggiori. Per il prelievo bisogna sempre evitare le zone necrotiche e/o emorragiche ed invece eseguire prelievi nelle bande tissutali intra- o peri-tumorali che appaiono in genere più dense e più bianche. La milza in toto poi è bene non inviarla mai in quanto prima che la formalina possa penetrare in profondità ed adeguatamente fissare i tessuti iniziano i fenomeni di lisi e necrosi. E' indispensabile quindi preparare dei tasselli sempre di 1-2 cm e procedere come indicato sopra con la loro identificazione.

I problemi che più di frequente si verificano si possono così riassumere:
[1] Prelievo non adeguato di tessuto (scarso, con metodo errato quale elettrobisturi, rovinato dalle manualità messe in atto)
[2] Fissaggio fatto male per tempi troppo brevi oppure con formalina esausta, non tamponata, con concentrazione non adeguata.
[3] Contenitori/vasi non idonei per l'istologia: vetro, plastica fragile, non a tenuta stagna, con apertura strozzata od inadeguata per estrarre il materiale fissato sono alcuni esempi
[4] Fissativo in quantità insufficiente
[5] Scheda anamnestica lacunosa, mal compilata, assente
[6] Scambio di campioni tessutali prima della spedizione
[7] Indirizzi errati, incompleti, assenza indirizzo del mittente anche all?esterno dei pacchi
[8] Mezzo di spedizione non idoneo
[9] Preparazione e spedizione per posta o corriere del materiale in pacchi/buste non idonei.

BUONE NORME PER L'INVIO DEI CAMPIONI AL LABORATORIO DI ANALISI ESTERNO

Si presentano varie possibilità:
[1] consegna diretta al laboratorio: osservare le regole di cui sopra evitando gli errori riportati.
[2] ritiro da parte degli incaricati del laboratorio: vale quanto detto al punto 1
[3] Spedizione postale al laboratorio: in questo caso esistono ben precise norme da rispettare in linea generale, e poi alcune regole da mettere in atto nel nostro interesse. Esistono infatti le norme IATA per il trasporto di campioni biologici non pericolosi non infettivi: esse vanno rispettate tassativamente se non si vuole incorrere in problemi di natura pratica, ed in extremis di natura legale. Il materiale va spedito dentro un contenitore a norma, con doppia chiusura ermetica a pressione con tappo e con secondo tappo a vite, in materiale plastico resistente non fragile, moderatamente elastico, anti rottura. Questo contenitore va quindi inserito in una busta di plastica resistente a chiusura ermetica. Il terzo contenitore in cui inserire i due precedenti deve essere di cartone resistente difficilmente comprimibile, all'interno del quale è bene inserire del polistirolo, per proteggere ulteriormente il contenuto. Si ottiene così il triplo imballo (che è richiesto per la spedizione di TUTTI i campioni biologici, non solo per l'istologia), atto ad impedire sia il danneggiamento sia la fuoriuscita di materiali dal pacco con le immaginabili conseguenze. Si vuole in particolare sottolineare che i vettori richiedono queste norme, e che i laboratori che offrono specifici servizi di ritiro campioni tramite corrieri convenzionati devono necessariamente avere un contratto in cui il trasporto di essi sia evidenziato ed autorizzato. Eseguire infatti spedizioni di materiale biologico in modo corretto secondo le norme riportate ma non usare un mezzo (posta o corriere) adeguato non è sufficiente. Il campione deve inoltre viaggiare con una dichiarazione di non pericolosità compilata dal mittente che così si assume la responsabilità di ciò che spedisce. Ricordo infatti che di norma è il mittente responsabile della sicurezza della spedizione, pur se il titolare del contratto con il corriere è il laboratorio di analisi. Nel caso infatti il pacco venisse danneggiato, perché il materiale è stato spedito in modo non appropriato, il vettore ha il diritto/dovere di mandare alla distruzione il tutto, senza nemmeno rendere nota la cosa, al fine di evitare rischi alle persone ed all'ambiente. Pertanto impegnarsi a rispettare queste poche regole consentirà nella pratica di accedere con tranquillità maggiore a servizi che altrimenti potrebbero esserci preclusi. Esiste però sempre la possibilità che un pacco venga non consegnato per altri motivi. Il più frequente è che esso venga smarrito nei vari passaggi fra piccola raccolta, magazzini di smistamento, consegna locale. L'uso di corrieri con autorizzazione e con sistema di monitoraggio via internet delle spedizioni consente di tenere sotto controllo dal proprio posto di lavoro tutta la trafila, quando e se esistono problemi. Al contrario usando mezzi postali (posta ordinaria), o corrieri che non consentono la tracciabilità della spedizione, nel caso di smarrimento sarà impossibile far valere alcuna ragione con chicchessia. Si diventa così direttamente responsabili verso paziente e proprietario dello smarrimento del materiale biologico, con possibili denunce per ovvi motivi. Quando si spedisce materiale istologico è in ogni caso evidente che esso ha quasi sempre una sola possibilità di essere sottoposto a processazione ed analisi del patologo. Per evitare tutti i possibili rischi di cui sopra (smarrimento, distruzione, alterazione) è bene premunirsi cercando di ottenere almeno altro materiale da conservare nella propria struttura. Quando le dimensioni del pezzo di exeresi lo consentano è bene fissarne una parte per sé e non spedirla, meglio insieme ad alcuni vetrini citologici ottenuti per impressione/ago fine dai pezzi inviati al laboratorio. Qualora invece il pezzo sia piccolo, e non suddividibile, bisogna almeno fare i vetrini citologici per impressione/ago fine ed archiviarli. Così nel malaugurato caso la nostra spedizione a regola d'arte fosse smarrita o danneggiata irreparabilmente avremo ancora materiale biologico per una successiva analisi.


Ultimi due abstract di lavori scientifici della D.ssa Daniela Olivero pubblicati su PubMed

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21908056

Vet Immunol Immunopathol. 2011 Aug 19. [Epub ahead of print]
Reduced diversity of immunoglobulin and T-cell receptor gene rearrangements in chronic inflammatory gastrointestinal diseases in dogs.
Olivero D, Turba ME, Gentilini F.
Source

Daniela Olivero, Laboratory of Veterinary Analysis Biessea srl, 20133 via A. d'Aosta 7 Milano, Italy.
Abstract

Inflammatory bowel disease has a multifactorial etiology in dogs as it does in humans. Evidence has been accumulated showing an abnormal response of the immune system, mostly represented by lymphocyte infiltration in the lamina propria of the gastrointestinal tract and in the epithelium, likely driven by chronic antigenic stimulation against luminal microorganisms. A relevant role is also ascribed to the genetic predisposition typical of some canine breeds. The role of chronic antigenic stimulation is still under debate. It may be responsible for selective pressure on the lymphoid population, favouring the emergence of some lymphocyte clones. This cross-sectional study is aimed at investigating the immunoglobulin and T-cell receptor gene rearrangements in a group of dogs affected by inflammatory bowel disease. The database of a referral Veterinary Laboratory was investigated. Based upon the histological evaluation of the bioptic samples collected during endoscopy, 54 canine cases met the WSAVA criteria for diagnosing IBD and were included in the study. The histological slides were retrieved and the gDNA was purified using protocols for formalin-fixed tissue. The gDNA was PCR amplified using fluorescent-labelled primers specific for canine immunoglobulin and T-cell receptor gene rearrangements; the PCR products were analysed with fragment analysis by means of capillary electrophoresis on an automatic sequencer (GeneScanning). In 47/54 (87.3%) cases, it was possible to amplify the gDNA. Twenty-one patients out of 47 (44.7%) showed polyclonal patterns in both the immunoglobulin and the T-cell receptors, 18/47 (38.3%) showed at least one oligoclonal pattern without monoclonal ones while 8/47 (17.0%) cases showed an Ig (7/47; 14.9%) or TCR (1/47: 2.1%) monoclonal pattern. These findings indicate that reduced diversity of the immunoglobulin and T-cell receptor repertoire occurs in canine inflammatory bowel disease. The reduced diversity correlated significantly with the severity of the histological lesions and carried a significantly increased risk of death. Beside its possible role as a reliable ancillary assay, immunoglobulin and T-cell receptor GeneScanning analysis points to the possible role of aberrant chronic antigenic stimulation, leading to clonal expansion of certain lymphocyte subsets in the pathogenesis of canine IBD.

Copyright © 2011 Elsevier B.V. All rights reserved.

PMID:
21908056
[PubMed - as supplied by publisher]

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http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21349753

J Feline Med Surg. 2011 Apr;13(4):213-9. Epub 2011 Feb 24.
Inflammatory polyps of the nasal turbinates of cats: an argument for designation as feline mesenchymal nasal hamartoma.
Greci V, Mortellaro CM, Olivero D, Cocci A, Hawkins EC.
Source

Dipartimento di Scienze Cliniche, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Milano, Italy.
BiEsseA Laboratorio Analisi Veterinarie Milano per la diagnosi istopatologica.

Abstract

Inflammatory polyps of the nasal turbinates (IPNT) in cats are benign growths that are histologically distinct from feline nasopharyngeal polyps. Most cats with IPNT are presented at less than 1 year of age with sneezing, noisy breathing and epistaxis, but without mucoid or mucopurulent nasal discharge. Histologically, IPNT are characterised by the presence of woven bone as part of the proliferating stroma and erythrocyte-filled spaces. These unique histological features are analogous to nasal hamartomas (NH) of children, specifically chondromesenchymal hamartoma (NCMH) and sinonasal fibro-osseous hamartoma (SFOH), which also result in signs of nasal obstruction, sneezing and epistaxis. In our study, clinical and histopathological features in five cats with IPNT were compared with published descriptions of NH in children. We conclude that the terminology 'feline mesenchymal nasal hamartoma' provides a more accurate description of the disease currently termed IPNT, and has the added advantage of being consistent with its human counterpart.

Copyright © 2010 ISFM and AAFP. All rights reserved.

PMID:
21349753
[PubMed - indexed for MEDLINE]


L’alopecia del cane

L’alopecia del cane

Dr. Chiara Noli, Dipl ECVD

Introduzione
L’alopecia, cioè la mancanza totale o parziale del pelo, è un sintomo presente in corso di molte malattie ed è uno dei disturbi cutanei più frequenti nei carnivori domestici. Le cause che provocano l’assenza del pelo sono:
- l’estirpazione meccanica, indotta dall’animale col grattamento o leccamento, a causa del prurito;
- la perdita del pelo per malattie infiammatorie del follicolo pilifero;
- la mancata crescita del pelo a causa di malattie non infiammatorie del follicolo pilifero o a causa di malattie sistemiche (di tutto il corpo).

Vi sono differenti quadri clinici dell’alopecia?
Le alopecie si dividono nel loro aspetto clinico in focali/multifocali (a chiazze) e in diffuse/simmetriche. Le prime, specie se la cute manifesta lesioni ed essudato, sono più frequenti in caso di malattie infiammatorie del follicolo pilifero. Queste malattie sono di natura parassitaria (demodicosi o rogna rossa), fungina (micosi o tigna) o batterica.
Le alopecie diffuse/simmetriche sono invece più indicative di malattie non infiammatorie del follicolo pilifero (spesso congenite e/o ereditarie) o di malattie sistemiche (metaboliche e ormonali).

Quali sono le cause dell’alopecia a chiazze?
Le principali cause di alopecia a chiazze (alopecia focale e multifocale) sono le infezioni batteriche, fungine e parassitarie del follicolo pilifero.
L’infezione batterica, chiamata piodermite, si manifesta più frequentemente in animali affetti da allergie o da malattie che debilitano il sistema immunitario, ma anche in cani a pelo corto in buona salute. Sulla cute si possono osservare anche pustole, croste e chiazze rosse o nere. La terapia si basa sugli antibiotici, ma deve comprendere anche la ricerca e il trattamento dell’eventuale malattia allergica o immunosoppressiva che ha predisposto all’infezione batterica dei follicoli piliferi.
L’infezione fungina, chiamata micosi, tigna o dermatofitosi, è abbastanza rara nel cane, e si manifesta più frequentemente nei cuccioli, negli animali a contatto con i gatti e negli animali affetti da malattie immunosoppressive. Le infezioni fungine si curano facilmente con i farmaci antimicotici, ma necessitano di accurata disinfezione ambientale poichè le spore possono essere contagiose per le persone e per altri animali conviventi.
L’infezione parassitaria del follicolo pilifero, chiamata rogna rossa o demodicosi, si manifesta in genere con poche chiazze alopeciche (forma localizzata) a pochi mesi di vita, e può guarire spontaneamente. Tuttavia in alcuni casi essa può coinvolgere ampi distretti cutanei (forma generalizzata) e manifestarsi in età adulta o anziana. In questi casi l’infezione è a volte associata ad una malattia immunosoppressiva. Poichè è stata accertata una trasmissione genetica della predisposizione a soffrire di questa infezione, si sconsiglia la riproduzione degli animali affetti, soprattutto se colpiti dalla forma generalizzata e maggiori di un anno di età. La terapia si basa sull’applicazione di spugnature antiparassitarie o sulla somministrazione di farmaci per bocca, e non sempre riesce a guarire definitivamente l’animale, che può quindi andare incontro a ricadute nei momenti di stress (calore, gravidanza, allattamento, malattia).

Quali sono le cause dell’alopecia diffusa e simmetrica?
L’alopecia diffusa e simmetrica può manifestarsi alla nascita o nei primissimi mesi di vita, in età adulta o quando il cane è anziano. A seconda dell’età le cause possono essere diverse.

Alopecie presenti alla nascita o che si manifestano nei primissimi mesi di vita
Le alopecie congenite (cioè che si manifestano alla nascita) sono normali in alcune razze nude (Chinese crested dog, mexican hairless) mentre sono molto rare nelle razze a pelo normale. Queste alopecie a volte si accompagnano a altri difetti, quali dentizione anomala o disturbi nella produzione delle lacrime.
La distrofia dei peli neri è invece una forma in cui i cani nascono con un mantello normale, ma i peli di colore nero crescono più lentamente di quelli bianchi e una marcata alopecia si sviluppa nelle zone nere sin dalle prime settimane di vita. Le aree con mantello bianco sono invece completamente normali.

Alopecie che si manifestano in età adulta o avanzata
In età adulta la mancanza di pelo si può osservare come conseguenza di una malattia sistemica, in genere un problema ormonale o un forte stress, o a causa di un difetto acquisito dello sviluppo dei peli.

Problemi di natura ormonale, quale il morbo di Cushing, l’ipotiroidismo o i tumori testicolari, sono fra le alopecie diffuse e simmetriche più frequenti. In genere esse si manifestano in cani di età matura o avanzata, e sono accompagnate da altri sintomi.
In corso di morbo di Cushing, più frequente nei cani anziani di piccola taglia, si osservano aumento della sete (polidipsia), aumento dell’urinazione (poliuria), aumento dell’appetito (polifagia) e addome dilatato. L’alopecia è diffusa sui fianchi e sul tronco, la cute appare sottile, e risultano molto evidenti i vasi sanguigni sottostanti.
In corso di ipotiroidismo, più frequente in genere nei cani di media e grossa taglia, gli animali sono più pigri, a volte letargici, e più freddolosi del normale. L’alopecia è localizzata in genere sul dorso del naso, sulla coda, sul tronco e sui punti di pressione (ad esempio sotto il collare).
In corso di tumore testicolare nel maschio, o di disturbi ovarici nella femmina, si possono osservare anomalie degli organi sessuali (prepuzio pendulo, vulva ingrossata, mammelle grosse) o del comportamento (urinazione “da femmina” nel maschio). L’alopecia è diffusa al tronco e nei punti di frizione (sotto al collare), il pelo sembra secco e opaco e a volte è sbiadito (rossiccio nei cani normalmente neri).

I difetti del follicolo pilifero che causano diradamento del mantello sono l’alopecia da diluizione del colore, l’alopecia ricorrente dei fianchi, l’alopecia pattern baldness e l’alopecia X. Per queste malattie dei follicoli piliferi la causa è ancora in parte o completamente sconosciuta.

Come si diagnostica la causa di una alopecia?
In ogni caso di alopecia è importante che il veterinario esegua inizialmente alcuni esami volti a identificare possibili infezioni parassitarie, batteriche o fungine del follicolo. Questi esami comprendono il raschiato cutaneo, l’esame citologico del pus (se presente) e l’esame microscopico del pelo. Il veterinario potrà ritenere anche opportuno prelevare dei peli per una coltura fungina dal centro e dalla periferia delle lesioni.

Qualora si siano escluse con certezza le infezioni del follicolo pilifero, o qualora l’alopecia sia diffusa e non infiammatoria, è necessario procedere all’esecuzione di ulteriori esami per l’identificazione delle malattie ormonali. Questi sono in genere esami del sangue per la sindrome di Cushing e per l’ipotiroidismo, una ecografia addominale, dei testicoli o delle ovaie, o un esame delle urine.

Nel caso che gli esami sopra citati non abbiano portato ad una diagnosi, si può eseguire una biopsia cutanea. Il prelievo si limita in genere ad uno o più piccoli tasselli di cute del diametro di 6mm, eseguito in genere in anestesia locale. L’esame istologico delle biopsie può essere chiaramente diagnostico, come nel caso delle infezioni follicolari, o può dare al veterinario una indicazione escludendo alcune malattie, o suggerendone altre.

Come si curano le alopecie?
Per la terapia curativa delle alopecie è necessario conoscerne la causa. Per questo motivo si riescono in genere a risolvere le alopecie causate da infezioni follicolari e da malattie ormonali, somministrando all’animale una terapia mirata.
Per le forme congenite ed ereditarie non c’è terapia, e si consiglia di non usare gli animali affetti per la riproduzione.
Per i difetti acquisiti del follicolo pilifero, poichè non si conosce la vera causa, non si conosce la terapia risolutiva. Si può migliorare l’aspetto del mantello con una buona alimentazione, bilanciata e ricca in acidi grassi essenziali, oppure con la somministrazione di integratori studiati appositamente per la cute ed il mantello. Recentemente si sono osservati moderati risultati con la somministrazione di melatonina in alcuni animali affetti da alopecia ciclica dei fianchi e alopecia pattern baldness. In genere, poichè le alopecie causate dai difetti acquisiti del follicolo pilifero sono problemi essenzialmente di natura estetica, si sconsiglia la somministrazione di alcuna terapia.