Dr A. Zatelli-D.ssa P. D'Ippolito: Quale razza?
- Displasia renale - Lhasa Apso, Shih Tzu, Standard Poodle, Soft-Coated Wheaten Terrier, Chow-Chow, Alaskan Malamute, Miniature Schnauzer, Dutch Kooiker, Golden Retriever.
- Glomerulopatie primarie - Samoyed (X linked), English Cocker Spaniel (autosomica recessiva), Bull Terrier (autosomica dominante), Dalmatian (autosomal dominant), Doberman, Bull Mastiff, Newfoundland, Rottweiler, Pembroke Welsh Corgi, Beagle.
- Malattia Policistica - Bull Terrier (autosomica dominante), Cairn Terrier and West Highland White Terrier (autosomica recessiva).
- Amiloidosi - Shar Pei, English Foxhound, Beagle.
- Glorulonefrite immunomediata - Soft-Coated Wheaten Terrier, Bernese Mountain Dog (autosomica recessiva sospetta), Brittany Spaniel (autosomica recessiva).
- Sindrome di Fanconi – Basenji.
- Cistoadenocarcinoma - Pastore Tedesco (autosomica dominante).
Consulenti Scientifici
Via Amedeo d'Aosta, 7 - 20129 Milano MI
Dr A. Zatelli-D.ssa P. D'Ippolito: Iporessia e Malattia Renale Cronica (MRC) N. 1 Cause più comuni
- Accumulo Scorie Azotate – stimolano il centro del vomito determinando l’insorgenza di nausea e vomito. Molti pazienti in MRC avanzata presentano un ulteriore incremento delle scorie azotate a causa della disidratazione. Ripristinare l’equilibrio idrico del paziente si rivela quindi fondamentale, unitamente all’instaurare modalità gestionali che aiutino a mantenere un corretto stato di idratazione del paziente.
- Acidosi Metabolica – L’acidosi metabolica viene identificata con prevalenza crescente al crescere della creatinina ematica: viene considerata praticamente assente nei pazienti in stadi IRIS 1 e 2, difficilmente identificabile nei pazienti in stadio 3 iniziale (valori di creatinina inferiori a 3,5 mg/dl), facilmente identificabile in quelli in stadio 3 avanzato (creatinina compresa tra 3,6 mg/dl e 5 mg/dl) ed estremamente frequente, infine, nei pazienti in stadio 4. L’acidosi metabolica è in grado di causare riduzione dell’appetito, oltre ad aumento del catabolismo muscolare, ridotta tolleranza all’attività fisica e depressione del sensorio. Un paziente in acidosi metabolica grave non mangia e la correzione dei disordini acido base è di fondamentale importanza per trattare l’iporessia. Molti pazienti in stadio IRIS 4, pur mantenendo valori di creatinina estremamente elevati, traggono indiscusso giovamento dal controllo dei disordini acido base, migliorando sensibilimente la qualità di vita. Nei pazienti affetti da MRC in stadio avanzato, la somministrazione di farmaci atti a correggere l’acidosi metabolica può rendersi necessaria a vita.
- Disordini elettrolitici – ipopotassiemia, iperfosfatemia e ipocalcemia possono contribuire alla comparsa di iporessia. Quando presenti, i disordini elettrolitici devono essere corretti con integrazioni (nei casi di ipopotassiemia e ipocalcemia) o tramite la riduzione dell’assunzione e/o dell’assorbimento a livello intestinale (iperfosfatemia).
- Lesioni al cavo orale – Cani e gatti in MRC avanzata possono presentare lesioni al cavo orale che rendono la prensione e masticazione del cibo praticamente impossibile a causa del dolore. E’ più facile riscontrare lesioni del cavo orale in cani e gatti affetti da parodontopatie. L’identificazione di lesioni in grado di determinare dolore può richiedere l’impostazione di una terapia analgesica, oltre a terapia topica ed eventuale ricorso ad alimentazione con sondino.
Consulenti Scientifici
Dr A. Zatelli-D.ssa P. D'Ippolito: CALCOLI DI STRUVITE NELLA SPECIE CANINA
Nella quasi totalità dei cani, la formazione di calcoli di struvite è conseguente ad infezioni delle vie urinarie causate da batteri produttori di ureasi. La calcolosi da struvite può essere trattata col fine di determinare la dissoluzione dei calcoli nell’arco di 8 -12 settimane.
1) Esame delle urine – L’esame delle urine è fondamentale nell’iter diagnostico del paziente affetto da calcolosi delle vie urinarie. I cani che presentano calcolosi da struvite hanno molto frequentemente urine alcaline e all’esame del sedimento sono spesso presenti rilievi riferibili ad infezione (piuria, batteriuria). In questi casi è consigliabile effettuare urinocoltura ed antibiogramma (su campione raccolto per cistocentesi) per poter impostare una terapia antibiotica mirata.
2) Sesso – Anche se la calcolosi da struvite è rinvenibile in entrambi i sessi, l’85% dei cani che formano struvite sono femmine.
3) Razze predisposte – In Europa le razze che più frequentemente formano struvite sono Meticcio, Shih Tzu, Carlino, Yorkshire Terrier, Labrador, Cocker Spaniel, Bichon Frise, Schnauzer nano, Jack Russell Terrier e Cavalier King Charles Spaniel.
Una volta sospettata la calcolosi da struvite è consigliabile somministrare per un periodo di trattamento che varia da 8 a 12 settimane:
· Acqua di bevanda a basso residuo, stimolando il paziente a bere
· Dieta dedicata
· Terapia antibiotica mirata
Il paziente viene solitamente controllato dopo 4-6 settimane di terapia tramite l’esecuzione di esami radiografici e di un esame completo delle urine, comprensivo di esame colturale. Si ricorda che effettuare l’esame colturale in corso di terapia antibiotica comporta il rischio di falsi negativi, perché è possibile che il farmaco inibisca la crescita batterica in vitro ma che non sia efficace in vivo. Per questo è sempre indispensabile associare un esame del sedimento per identificare eventuali piuria o batteriuria. Un esame colturale positivo può identificare una antibiotico-resistenza.
· se i calcoli sono assenti e l’urinocoltura risulta negativa è possibile interrompere la terapia
· se i calcoli sono assenti, ma l’urinocoltura risulta positiva, considerare difetti anatomici e altre cause che possono determinare infezione cronica delle vie urinarie (impostare indagini diagnostiche)
· se i calcoli si sono ridotti di dimensioni e si presentano maggiormente radiotrasparenti proseguire terapia e rivalutare il paziente a 12 settimane
· se i calcoli sono di dimensioni e radioopacità invariate è probabile non si tratti di struvite e deve esserne consigliata la rimozione e successiva analisi minerale (con tecnologie ATR – FTIR)
Consulenti Scientifici
MALATTIE TRASMESSE DA ZECCHE: GUIDA AI TEST
Vediamo di seguito quali sono le domande fondamentali alle quali dobbiamo rispondere per poter scegliere il corretto iter diagnostico in caso di sospette Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Rickettsiosi e Babesiosi.
- C’è la reale possibilità che il cane sia stato esposto all’infezione? Vive o ha soggiornato in zone endemiche per queste patologie ed è possibile che sia stato morso da una zecca (es nessuna prevenzione per ectoparassiti)? E’ pur vero che i vettori di queste malattie si spostano geograficamente negli anni e invadono nuove aree, ma considero una TBD assai più probabile in un cane che ha soggiornato sulle coste del Sud Italia piuttosto che in un cane di razza toy che vive in appartamento in centro a Bolzano, sebbene entrambi i pazienti possano presentare una sintomatologia simile.
- Da quanto dura la sintomatologia? I segni clinici si presentano in genere pochi giorni dopo l’infezione (morso di zecca infetta), variano da lievi a gravi e in alcuni casi l’infezione decorre in modo asintomatico. E’ molto importante determinare il momento patogenetico della malattia perché a seconda della fase acuta – subacuta – cronica devono essere scelti test diagnostici diversi.
- Quali segni clinici sono presenti? i segni - sintomi in corso di queste patologie si sovrappongono molto e sono piuttosto aspecifici, pertanto la loro valutazione può non essere di grande aiuto nel determinare quale agente eziologico ne è responsabile, ma resta fondamentale sia per sospettare un TBD che per determinare la fase della malattia. Nella fase acuta- subacuta si osservano febbre, abbattimento, linfoadenomegalia, splenomegalia, artralgia, mialgia, petecchie, epistassi, anomalie oculari (es. uveite, corioretinite, emorragie retiniche), segni neurologici o respiratori in casi gravi (infrequenti). Delle patologie in esame solo Ehrlichia è sicuramente responsabile di una forma clinica cronica, caratterizzata prevalentemente da severe alterazioni clinico-patologiche (vedi oltre). Per quanto riguarda Anaplasma sia platys che phagocytophilum non sono state chiaramente dimostrate forme croniche clinicamente rilevanti, ma si sospetta che possano essere responsabili di patologie immunomediate secondarie con coinvolgimento renale (glomerulonefriti da immunocomplessi), articolare (poliartriti) o in associazione a citopenie periferiche (soprattutto anemie e trombocitopenie). Babesia può persistere nell’ospite ma in genere si sviluppa dopo la prima infezione una immunità tale per cui non si verificano più crisi emolitiche, nemmeno dopo reinfezione. Vale la possibilità anche per Babesia di evocare forme immunomediate secondarie. NB: Le Rickettsie presenti in Italia (prevalentemente R. conorii, ma le specie sono numerose) sono poco o nulla patogene e solo in alcuni rari casi possono essere responsabili di una sintomatologia lieve e transitoria (1-2 giorni di durata) caratterizzata da ipertermia abbattimento e linfoadenomegalia. E’ estremamente improbabile (almeno non è riportato in letteratura) che Rickettsia causi quadri gravi e persistenti. I flussi migratori di uccelli (e relative zecche infette) potrebbero essere responsabili dell’ingresso in Italia di nuove e maggiormente patogene Rickettsie, pertanto non è possibile escludere che in futuro questi batteri potranno causare forme clinicamente più severe.
- Quali alterazioni di laboratorio sono presenti? le alterazioni ematologiche che si osservano più frequentemente sono le seguenti: trombocitopenia (+++), lieve anemia non rigenerativa, possibili sia leucopenia che leucocitosi. In caso di Babesiosi se non viene instaurata una corretta terapia nel momento di insorgenza dei sintomi clinici, alla trombocitopenia frequentemente segue una anemia emolitica (rigenerativa a partire dal 3°-4° giorno), con conseguenti ittero e bilirubinuria. Altre alterazioni di laboratorio comuni sono aumento della proteina C reattiva, proteinuria, aumento della frazione α-2 in elettroforesi. Nella fase cronica dell’Ehrlichiosi si osservano bi o pancitopenia con anemia non rigenerativa, iperglobulinemia, proteinuria, iperazotemia. NB: la ricerca di tali agenti eziologici su striscio ematico è quasi sempre infruttuosa per Ehrlichia, mentre è più probabile osservare Babesia o Anaplasma, seppure la sensibilità della ricerca su striscio di questi patogeni è moderata o bassa: non averli osservati non consente assolutamente di escluderne la presenza.
D.ssa Silvia Rossi - DVM ECVCP
Direttore scientifico - Responsabile Patologia Clinica
Tel 0229404636 Fax 0229404644
Dr A. Zatelli-D.ssa P. D'Ippolito: controllo Iperfosatemia e stadio IRIS
L’iperfosfatemia è frequentemente diagnosticata in corso di malattia renale cronica ed è causa di progressione della malattia renale, sviluppo di iperparatiroidismo secondario renale, di osteodistrofia renale e di calcificazione dei tessuti molli. Il controllo dell’iperfosfatemia ed il suo corretto monitoraggio, rivestono un ruolo importante nella gestione della malattia renale cronica del cane e del gatto.

Per impostare una terapia che risulti efficace nel controllare l’iperfosfatemia, è necessario considerare in quale modo viene a determinarsi la concentrazione ematica del fosforo: questa dipende in primis dal quantitativo di fosforo assunto con l’alimento e dal suo assorbimento nel tratto gastroenterico, una volta che il fosforo è stato assorbito, un ruolo importante nel mantenimento della fosfatemia nell’ambito di valori fisiologici è rappresentato dalla sua eliminazione grazie all’escrezione renale. Per questi motivi, in un paziente affetto da malattia renaIe, i disturbi del metabolismo del fosforo possono presentarsi anche dagli stadi iniziali dell’insufficienza renale e tipicamente tendono a peggiorare con il progredire della malattia, peggiorando l’iperfosfatemia di pari passo con il ridursi della funzionalità renale.
Per emettere diagnosi di iperfosfatemia è necessario determinare la concentrazione ematica del fosforo e correlare il valore rilevato con lo stadio IRIS del paziente. Poichè un valore sierico di fosforo elevato contribuisce alla progressione di danno renale, è necessario trattare tutti i pazienti che mostrino valori sierici di fosforo oltre i limiti di riferimento per lo stadio IRIS di appartenenza.

Idealmente, la concentrazione ematica di fosforo dovrebbe essere inferiore a 4.6 mg/dl nei pazienti in stadio IRIS 2, sotto 5 mg/dl in stadio IRIS 3, e sotto 6 mg/dl in stadio IRIS 4. Nella maggior parte dei pazienti in stadio IRIS 2 e 3 iniziale, la somministrazione di una dieta per nefropatici (a basso contenuto in fosforo) consente di raggiungere i valori di fosfatemia desiderati. Ciononostante, in alcuni pazienti in stadio IRIS 3 avanzato e nella maggior parte di quelli in stadio 4, sarà necessario aggiungere un chelante del fosforo. I composti che chelano il fosforo si combinano a livello intestinale con i fosfati contenuti nella dieta e nelle secrezioni digestive per formare dei complessi insolubili che, non venendo assorbiti, vengono escreti con le feci. Per garantire la massima efficacia, i chelanti del fosforo devono essere miscelati al cibo; poichè molti prodotti in commercio contengono calcio, è opportuno monitorare i pazienti al fine di identificare la eventuale insorgenza di ipercalcemia. Per stabilire l’efficacia della terapia chelante e modificarne i dosaggi all’occorrenza, bisogna rivalutare il cane o il gatto dopo 3 o 4 settimane di trattamento dietetico e lo stesso intervallo temporale è solitamente utilizzato nel caso di utilizzo di chelanti del fosforo. Una volta che i valori ideali sono stati raggiunti, occorre rivalutare la fosfatemia in base allo stadio IRIS del paziente.
Buon lavoro!
Dr Andrea Zatelli Dr.ssa Paola D’Ippolito
Consulenti Scientifici
Microbiota e Microbioma

Per approfondire l’argomento:
Microbioma, dieta,disturbi gastroenterici e disbiosi (Cerquetella M. Rossi G. Suchodolski J. AIVPA Journal 2017)
Analysis of bacterial diversity in the canine duodenum, jejunum, ileum, and colon by comparative 16S rRNA gene analysis FEMS Microbiology Ecology, Volume 66, Issue 3, 1 December 2008, Jan S. Suchodolski Jennifer Camacho, Jörg M. Steiner
A diet change from dry food to beef induces reversible changes on the faecal microbiota in healthy, adult client-owned dogs Kristin M. V. Herstad, Karina Gajardo,Anne Marie Bakke, Lars Moe, Jane Ludvigsen, Knut Rudi, Ida Rud, Monika Sekelja,and Ellen Skancke
Effects of the Dietary Protein and Carbohydrate Ratio on Gut Microbiomes in Dogs of Different Body Conditions Qinghong Lia,Christian L. Lauberb, Gail Czarnecki-Mauldena, ASM 2016
Intestinal Microbes and Digestive System Disease in Intestinal Microbes and Digestive System Disease in Dogs Jan S. Suchodolski, TVP 2016
Analisi Microbioma nel nostro laboratorio veterinario

Seguite le prossime comunicazioni per restare aggiornati su questa importantissima novità diagnostica.
Buon lavoro.
Emanuele Minetti DVM SSPV
Dr Andrea Zatelli - Dr.ssa Paola D’Ippolito: Prevenire la leishmaniosi canina
Prodotti disponibili e controlli di laboratorio.
Cari Colleghi,
negli ultimi anni si è assistito ad un notevole incremento del numero di prodotti commercializzati in Italia, efficaci nel ridurre il rischio di puntura dei flebotomi. L’attività anti-feeding (anti-puntura) è di notevole importanza, poiché offre la possibilità di considerare un prodotto idoneo alla riduzione del rischio, per il cane, di contrarre la leishmaniosi.
I prodotti attualmente disponibili in Italia hanno diverse caratteristiche, che ne rendono possibile l’impiego in base alle esigenze del singolo paziente ed alla disponibilità del proprietario.
Il GSLC Gruppo di Studio sulla Leishmaniosi Canina, ha da poco redatto un articolo che valuta le caratteristiche dei prodotti attualmente disponibili in Italia.

Gli antiparassitari sono stati valutati in base a principio attivo, durata della attività anti-puntura, età minima del cane per poter procedere alla applicazione, limiti di peso del cane per un corretto utilizzo del prodotto, riduzione dell’efficacia in seguito a contatto con acqua e massima frequenza di applicazione possibile.
Quella pubblicata dal GSLC è una guida pratica ed utile, che aiuta a comprendere meglio come difendere un cane a rischio di puntura da flebotomi, oppure quando ripetere l’applicazione del prodotto se il cane ha optato per un bagno rinfrescante in mare.
Merita di essere ricordato che l’utilizzo degli antiparassitari riduce il rischio di contrarre la leishmaniosi canina, ma purtroppo non offre la possibilità di una prevenzione completa; i cani che soggiornano o hanno soggiornato in aree endemiche per leishmaniosi canina, dovranno essere sottoposti a test sierologico per leishmania una volta all’anno (preferibilmente nel periodo di marzo-aprile).
Consulenti Scientifici
CPSE (Esterasi Prostatica Specifica Canina) test per IPB
Una prostata eccessivamente grande come sappiamo può causare la compressione degli organi pelvici circostanti e l'insorgenza di sintomi dolorosi e fastidiosi per l'animale: costipazione, tenesmo, disuria, ematuria, paralisi (compressione delle radici nervose intra-pelviche).
Questa proteina è una componente normale dello sperma (rappresenta più del 90% delle proteine nel liquido prostatico). L'iperplasia delle cellule prostatiche induce un aumento della concentrazione sierica di CPSE.
"Evaluation of biomarker canine-prostate specific arginine esterase (CPSE) for the diagnosis of benign prostatic hyperplasia"Dora Pinheiro1, João Machado2, Carlos Viegas3,4, Cláudia Baptista5, Estela Bastos6, Joana Magalhães7,Maria A. Pires3,8, Luís Cardoso2,3 and Ana Martins-Bessa2,3*Pinheiro et al. BMC Veterinary Research (2017) 13:76DOI 10.1186/s12917-017-0996-5
Abstract
Background: Benign prostatic hyperplasia (BPH) is the most common canine prostatic disorder. Although most or even all intact male dogs may develop BPH by 5–8 years of age, many show no clinical signs. Taking into account the non-specific character of clinical and ultrasonographic findings, a new diagnostic approach has recently been proposed based on the augmentation of blood canine prostate-specific arginine esterase (CPSE) in hyperplasic dogs. The aim of the present study was to verify CPSE levels in negative controls and hyperplasic dogs, considering cytological findings as the reference method and taking into account the fact that controls were middle-aged
intact dogs (median of 5.0 years), contrarily to previous studies carried out with very young control dogs.Results: Significant differences of median CPSE levels were found between controls and hyperplasic dogs (29.1versus 160.7 ng/mL, respectively); and significant positive correlations were found between median CPSE levels and age or prostatic volume (r = 0.549 and 0.448, respectively; p < 0.001). Sensitivity, specificity, positive and negative likelihood ratios put into evidence the good performance of the test. The agreement between methods was foundto be very high, notably between CPSE levels and cytological results (Cohen’s kappa coefficients above 0.8).Conclusions: Considering the results all together, measurement of CPSE is confirmed as a useful and accurate method and should be considered as an alternative or complementary tool to conventional methods for the diagnosis of BPH in middle-aged dogs.Keywords: Prostate, Benign prostate hyperplasia, BPH, Canine prostate-specific arginine esterase, CPSE, Biomarker
Dr Andrea Zatelli e Dr.ssa Paola D'Ippolito: Perdita di peso nei gatti affetti da Malattia Renale Cronica
Consulenti Scientifici