TERAPIA ANEMIA EMOLITICA IMMUNOMEDIATA

Questa settimana abbiamo deciso di non parlare di esami di laboratorio e di patologia clinica, ma di medicina interna. In particolare dell’approccio terapeutico all’anemia emolitica immunomediata (IMHA)
Questo, sia alla luce di una interessante review sistematica pubblicata alcuni mesi fa sul Journal of Veterinary Internal Medicine, sia per il fatto che tale evenienza patologica si verifica con una certa frequenza nella pratica clinica quotidiana.
La IMHA è causata da una risposta autoimmune diretta verso antigeni endogeni, espressi sulla superficie degli eritrociti. Le emazie colpite vengono lisate a livello intravascolare o extravascolare. Il risultato è quello di un’anemia severa spesso acuta od iperacuta.
La terapia rappresenta una vera sfida terapeutica nella pratica clinica quotidiana, ed è comunemente associata ad un tasso di mortalità del 50-70%. Sebbene i segni clinici della patologia siano correlati all’anemia, appare evidente come morbidità e mortalità siano correlati anche ad altri meccanismi fisiopatologici, quali eventi tromboembolici.
A seguito di una revisione sistematica della letteratura pubblicata relativa a questo argomento, sono state elaborate alcune considerazione pratiche:
  • Terapia immunosoppressiva:
I corticosteroidi utilizzati in prima battuta, ed in terapia singola, rappresentano la scelta d’elezione e forniscono un ottimo risultato in una elevata percentuale di casi. Non c’è uniformità relativamente a dose e tempi di durata della terapia, ma sembra che 2 mg/kg/BID di prednisolone, da scalare successivamente, rappresenti un buon compromesso tra efficacia e ridotti effetti collaterali. In caso di mancata o inefficace risposta, o eccessivi effetti collaterali, può essere impiegato un farmaco di “seconda scelta”.

  • Farmaci di “seconda scelta”:
Azatioprina e Ciclosporina sono ampiamente impiegati come farmaci in aggiunta alla terapia corticosteroidea, sia in contemporanea, sia aggiunti successivamente per ridurre la dose di glucocorticoidi od in caso di efficacia ridotta.
L’utilizzo di Ciclosporina, in realtà, è abbastanza controverso. Alcuni autori la hanno impiegata in casi di mancata risposta a cortisone od a cortisone ed azatioprina, ma con risultati discordanti.
Risultati meno incoraggianti, e che non hanno dimostrato una reale efficacia e miglioramento in termini di sopravvivenza, sono stati ottenuti con l’utilizzo di Gamma globuline umane, e Ciclofosfamide in associazione alla terapia corticosteroidea.

  • Terapia antitrombotica
L’utilizzo di Eparina e di basse dosi di Aspirina sono state associate a miglioramento della sopravvivenza in alcune serie di casi di IMHA. 
Questi studi in realtà non fornivano informazioni esaustive relativamente a criteri di inclusione e regime terapeutico. 
Da alcuni autori è stato infine proposto l’utilizzo di Clopidogrel, anti-aggregante piastrinico, che necessita peraltro di ulteriori approfondimenti.
Journal of Veterinary Internal Medicine 2013; 27: 1-9


Buon lavoro!

Dr Ugo Bonfanti DVM
Diplomato ECVCP

BiEsseA srl Laboratorio Analisi Veterinarie
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