Le infezioni del tratto urinario sono un reperto comune nella specie canina e l’esame delle urine mediante esame microscopico del sedimento urinario è la metodica più facile, rapida ed economica per diagnosticarle. Il gold standard è l’esame colturale, un test più costoso, che può essere successivamente utilizzato per la selezione dell’antibiotico corretto mediante antibiogramma.

Lo scopo del lavoro di Strachan et al. è quello di valutare nella specie canina la prevalenza di esame colturale positivo in presenza di sedimento urinario inattivo. Inoltre, gli autori si prefiggono anche di valutare se la proteinuria e altri parametri dell’esame delle urine (ad esempio pH e peso specifico) e dati del segnalamento del paziente possano essere associati a una maggior frequenza di valori discrepanti tra esame colturale ed esame microscopico del sedimento urinario.

Sono stati inclusi nello studio retrospettivamente 1049 pazienti che avessero come criteri di inclusione:

  • Segnalamento (razza, età, sesso).
  • Esame delle urine (chimico – fisico ed analisi microscopica del sedimento) con sedimento inattivo; sono stati esclusi quindi tutti i campioni che presentassero piuria, ematuria e-o batteriuria.
  • Esame colturale qualitativo e-o quantitativo.

36 su 1049 pazienti con sedimento inattivo sono risultati positivi all’esame colturale ovvero il 3.4%. Il patogeno più comunemente isolato è stato l’Escherichia coli, e a seguire il Proteus mirabilis, l’Enterococcus ed infine lo Staphilococcus pseudintermedius.

Non sono state identificate differenze statisticamente significative tra sessi ed età; la presenza di esame colturale positivo con concomitante sedimento inattivo non ha dimostrato alcuna relazione significativa con razza, grado di proteinuria, pH e peso specifico.

10 su 36 campioni positivi all’esame colturale hanno evidenziato una conta batterica superiore a 100.000 cfu/mL, mentre i restanti tra 4.000 e 75.000 cfu/uL. Purtroppo per la maggior parte dei campioni inclusi non era stata specificata la metodica di prelievo (n=17/36); la cistocentesi risulta essere il metodica più frequente utilizzata  (n=13) e a seguire la minzione spontanea (n=6).

Gli autori segnalano come limiti del proprio lavoro:

  • La natura retrospettiva della raccolta dei campioni non consente una standardizzazione nel metodo di prelievo delle urine (ragione per cui frequentemente questo dato era mancante); inoltre le ragioni cliniche per cui è stato eseguito l’esame delle urine, trattamenti farmacologici (antibiotici, cortisone) e comorbidità contestuali al momento del prelievo non erano note.
  • I tempi per valutare l’esame colturale possono variare a seconda del tempo di crescita di un patogeno specifico; falsi negativi possono capitare se non rispettate le tempistiche necessarie.

In conclusione, basandosi sui dati raccolti nel presente lavoro, la prevalenza di esame colturale positivo di fronte a un sedimento urinario negativo nella specie canina è bassa; pertanto, prima di richiedere un esame colturale di fronte a un sedimento inattivo, valutare accuratamente la probabilità che il paziente possa comunque presentare un’infezione del tratto urinario, per evitare eventuali costi non necessari.

 

Dr.ssa Giulia Mangiagalli, DVM – Dr.ssa Silvia Rossi, DVM dipl ECVCP

 

Bibliografia:

  • Strachan NA, Hales EN, Fischer JR. Prevalence of positive urine culture in the presence of inactive urine sediment in 1049 urine samples from dogs. J Vet Intern Med. 2022;36(2):629-633. doi:10.1111/jvim.16378