Il mese scorso abbiamo iniziato una breve serie di approfondimenti dedicati alle lesioni presenti nelle specie animali domestiche legate ad infezione da Papillomavirus e ci siamo occupati in breve della biologia e dei meccanismi patogenetici di questi virus e delle lesioni da essi causate nella specie canina.
Questo mese ci dedicheremo alle lesioni da Papillomavirus presenti nella specie felina, causate sia da virus che infettano in maniera specifica i felidi, sia da un virus specifico del bovino.
Lesioni da Papillomavirus nel gatto:
- Placche virali feline: appaiono spesso come lesioni multifocali, di dimensioni inferiori ad 1 cm, alopeciche, in lieve rilievo (a placca appunto), prevalentemente localizzate su testa e collo dorsale. A livello istologico sono aree di ispessimento ben demarcato dell’epidermide per fenomeni di iperplasia, accompagnata da cheratosi ortocheratosica di entità moderata. Si osserva anche un lieve affollamento dei cheratinociti a livello dello strato basale, anche se l’aspetto caratteristico è quello di una marcata espansione dello strato spinoso e dello strato granuloso, quest’ultimo anche con granuli cheratoialini particolarmente evidenti (ipergranulosi). Solitamente sono presenti anche effetti citopatici virali come espansione del citoplasma dei cheratinociti con aspetto blu-grigiastro. Possono essere presenti anche coilociti a livello dello strato basale (elementi cellulari con nucleo picnotico ed alone perinucleare). I cheratinociti non mostrano aspetti di tipo displastico e non si osservano fenomeni di cheratinizzazione intraepidermica.
Queste lesioni possono andare incontro a regressione spontanea oppure progredire a Carcinoma in Situ Bowenoide.
- Carcinoma in Situ Bowenoide: anche questa lesione, spesso, ma non necessariamente ad insorgenza multifocale, si presenta sotto forma di placche rilevate a livello solitamente delle regioni della testa e del collo, sebbene possano essere riscontrate lesioni anche in altri distretti cutanei, in genere a livello di cute con pelo e pigmentata, sebbene vi sia l’ipotesi, in alcuni casi, che l’esposizione al sole, in alcuni casi, possa agire come cofattore assieme all’infezione virale, per lo sviluppo delle lesioni stesse, che possono insorgere anche in aree esposte al sole. A livello sitologico si osserva ispessimento ben demarcato dell’epidermide (accompagnato da cheratosi ortocheratosica e paracheratosica), di grado variabile, dovuto alla proliferazione disorganizzata e con perdita di polarità, di cheratinociti atipici distribuiti su tutto lo spessore dell’epidermide stessa, con maggiore affollamento a livello dello strato basale, nel quale i nuclei tendono inoltre ad orientarsi in maniera inclinata e con asse maggiore tra loro parallelo con aspetto definibile “windblown” (battuto dal vento). L’epidermide tende inoltre a formare propaggini irregolari aggettandosi nel derma sottostante senza tuttavia la tendenza dei cheratinociti proliferati ad oltrepassare la membrana basale della giunzione dermo-epidermica. Tali aspetti, oltre all’epidermide, interessano anche l’epitelio degli infundiboli follicolari. I cheratinociti proliferati risultano di grandi dimensioni, a geometria poligonale, con citoplasma variabilmente eosinofilo, a margini abbastanza ben definiti, occasionalmente contenente materiale pigmentario ad aspetto finemente granulare brunastro riferibile a melanina. I nuclei risultano voluminosi, di forma rotondeggiante-ovoidale con trama cromatinica grossolana, talvolta ad aspetto vescicoloso, con nucleoli prominenti. I caratteri di anisocitosi ed anisocariosi sono di entità da moderata a marcata. Gli effetti citopatici virali sono più frequenti nelle lesioni più recenti e raramente apprezzabili in quelle avanzate.
Queste lesioni possono anche rimanere stabili o andare incontro a risoluzione spontanea, tuttavia, i soggetti che le presentano, sono predisposti a svilupparne altre ed esse possono anche evolvere a carcinoma squamocellulareinvasivo (quando i cheratinociti neoplastici oltrepassano la membrana basale). Inoltre, in alcuni casi di carcinoma a cellule basali, l’epidermide sovrastante può mostrare la presenza di Carcinoma in Situ Bowenoide, suggerendo un possibile ruolo dell’infezione da Papillomavirus nello sviluppo anche di tale tipologia neoplastica.
NB: Alcune razze feline come lo Sphinx ed il Devon Rex sono predisposti ad un’evoluzione clinica rapida e aggressiva, anche con fenomeni di tipo metastatico.
- Sarcoide felino: questa lesione può svilupparsi nei gatti venuti in stretto contatto con la specie bovina ed è indotta dal Papillomavirus Bovino 14. Si tratta di una lesione, solitaria (o in alcuni casi multifocale), con aspetto di una massa cutanea dura, liscia, esofitica, spesso con ulcerazione superficiale che può svilupparsi a carico del naso, della faccia, degli arti e delle dita, della cute addominale (ed anche in bocca). A livello istologico la lesione è dovuta a proliferazione fibroblastica indotta dal virus, con formazione di una massa dermica non capsulata e scarsamente delimitata che distende l’epidermide sovrastante e può anche estendersi al sottocute. Le cellule neoplastiche, spesso più addensate nel derma superficiale, sono fibroblasti di grandi dimensioni, di forma da fusata a stellata, con grado variabile di atipia, organizzati in fasci o vortici o con disposizione irregolare, con interposizione di un quantitativo variabile di collagene. Possono essere visibili aspetti di orientamento dei fibroblasti superficiali in maniera perpendicolare rispetto all’epidermide (a palizzata). L’epidermide mostra marcata iperplasia irregolare, anche con formazione di lunghe e sottili propaggini dette “rete ridges”.
I sarcoidi felini possono andare incontro a regressione spontanea. In caso di escissione incompleta sono frequenti i fenomeni di recidiva, ma non sono riportate metastasi.
Dr.ssa Gaia Vichi, DVM, Dipl.ECVP
Bibliografia:
- Munday, John S et al. “Papillomaviruses in dogs and cats.” Veterinary journal vol. 225 (2017): 23-31.
- Surgical pathology of tumors of domestic animals, Vol.1 Epithelial tumors of the skin; Vol.3 Tumors of Soft Tissue. Davis-Thompson DVM Foundation