Nella pillola di istologia di questo mese parliamo di un’infezione virale molto frequente nei nostri amici animali (e anche nella nostra specie umana) in grado di indurre lesioni proliferative e neoplastiche nei tessuti epiteliali infetti.
Parliamo di alcune delle più frequenti forme patologiche riscontrate negli animali d’affezione ed in alcune altre specie di interesse veterinario legate all’infezione da Papillomavirus.
Nello specifico nella pillola di questo mese daremo alcuni cenni sulla biologia di questi virus per spiegare il loro ruolo nella formazione delle lesioni (proliferative e neoplastiche) degli epiteli infettati e accenneremo alle forme patologiche da Papillomavirus nella specie canina. Nei prossimi mesi parleremo invece di lesioni da Papillomavirus in altre specie animali.
Cosa sono i Papillomavirus e come alterano la proliferazione cellulare:
I Papillomavirus sono piccoli virus a DNA con capacità di infettare gli epiteli squamosi di varie specie animali: mammiferi, uccelli e rettili.
La loro trasmissione avviene per contatto diretto o indiretto, data la loro capacità di resistenza dell’ambiente esterno.
In contatto con gli epiteli muco-cutanei il virus penetra nell’organismo attraverso microabrasioni infettando le cellule basali dei epiteli stessi, con produzione di piccole quantità di copie di DNA virale (episomi), che fungono da reservoir interno per l’infezione di altre cellule.
Solo con la maturazione cellulare e la differenziazione cheratinocitica avviene tuttavia l’espressione delle proteine virali E6 ed E7.
Queste ultime promuovono la replicazione delle cellule sopra-basali post-mitotiche e consentono l’amplificazione su grande scala del genoma virale.
Quando le cellule infettate mature raggiungono gli strati più superficiali dell’epitelio vengono espresse anche le proteine del capside virale L1 and L2, così da permettere l’assemblamento dei virioni. I cheratinociti maturi contenenti i virioni vanno quindi incontro a desquamazione dalla superficie epiteliale e a rottura cellulare con la liberazione dei virioni stessi.
La sola eccezione al tropismo per gli epiteli squamosi è quella dei Deltapapillomavirus Bovini che infettano anche le cellule mesenchimali.
Il potenziale di oncogenesi di questi virus risiede principalmente nelle attività delle proteine virali E6 ed E7.
La E6 lega e media la degradazione della p53, importante proteina chiamata ‘guardiano del genoma’ che in caso di danni al DNA mette in pausa il ciclo cellulare per consentirne la riparazione e, in caso non sia possibile riparare il danno porta la cellula alla senescenza o alla morte per apoptosi.
Oltre a ciò la E6 stimola anche l’espressione della TERT, la subunità catalitica delle telomerasi, fornendo ‘un elisir di lunga vita’ alle cellule rendendole ‘immortali’.
La E7 influisce invece su un altro tumor suppressor: il sistema RB-E2F, sempre promuovendo, come conseguenza di tale azione,la progressione delle cellule nel ciclo replicativo cellulare. Oltre a ciò la E7 influisce anche su altri sistemi di regolazione, nel dettaglio con l’inattivazione degli inibitori della CDK p21 e p27 e con attivazione delle cicline E ed A.
Tutte queste azioni combinate portano ad anomalie della replicazione cellulare e alla promozione della proliferazione cellularee nel tempo all’evoluzione delle lesioni in senso neoplastico.
Andiamo a vedere, dal punto di vista pratico e clinico, un breve riassunto delle lesioni più importanti e frequenti che possiamo riscontrare nei nostri animali per infezioni da Papillomavirus, iniziando dalla specie canina.
Lesioni da Papillomavirus nel cane:
- Papillomi cutanei: sono lesioni, solitamente frequenti nei cani giovani, ad insorgenza singola o multifocale, più frequenti su faccia, orecchie ed estremità. Istologicamente un papilloma appare come una neoformazione cutanea insorta a partire dall’epidermide, con superficie irregolare ed aspetto a cavolfiore per la formazione di proiezioni papillari multiple composte da cheratinociti proliferati, con abbondante presenza superficiale di fenomeni di cheratosi ortocheratosica e paracheratosica. Esistono anche forme a sviluppo endofitico con aspetto concavo, ‘a coppa’, dette papillomi invertiti, rivestiti ad ogni modo da epidermide analogamente proliferata. Si osservano, soprattutto negli strati più superficiali dell’epitelio proliferato, anche sparsi coilociti (elementi cellulari con nucleo picnotico ed alone perinucleare), e granuli cheratoialini prominenti, riconducibili ad effetti citopatici virali, come pure aspetti di basofilia del citoplasma e a volte la presenza di corpi inclusi virali intranucleari. Il papilloma cutaneo virale è considerato una lesione proliferativa non neoplastica e frequentemente va incontro a regressione spontanea.
- Papillomatosi orale: si presenta in forma di lesioni verrucose, esofitiche, vegetative multiple sulle labbra e a carico della mucosa orale, con aspetto istologico che richiama quello dei papillomi cutanei (sebbene l’epitelio di insorgenza sia quello squamoso mucosale e non l’epidermide). Nella maggioranza dei casi anche queste forme vanno incontro a regressione spontanea in seguito a sviluppo di una risposta immunitaria cellula mediata.
- Placche virali pigmentate: forme di più frequente riscontro in alcune razze (come il Carlino), oppure in soggetti che hanno subito terapie immunosoppressive. Si tratta di lesioni a placca a superficie irregolare, di colore scuro, solitamente multiple, più frequentemente osservabili sul ventre e sulla faccia mediale degli arti. Istologicamente queste lesioni hanno una superficie ondulata con contestuali abbondanti fenomeni di cheratosi ortocheratosica e con presenza di abbondante pigmento brunastro riferibile a melanina. Le cellule proliferate appaiono ammassate a livello dello strato basale, sebbene l’ispessimento maggiore dell’epidermide sia localizzato a livello dello strato spinoso. Anche in questo caso possono essere visibili effetti citopatici virali come la presenza di coilociti ed ipergranulosi. Solo in rari casi queste lesioni possono andare incontro a trasformazione neoplastica a carcinoma squamocellulare.
- Carcinoma squamocellulare: in alcuni casi nei carcinomi squamocellulari della cute ed orali si è riscontrata la presenza di DNA virale di Papillomavirus, ma non è certo un ruolo causale dell’infezione virale nel loro sviluppo.
Dr.ssa Gaia Vichi, DVM, Dipl.ECVP
Bibliografia:
- Munday, John S et al. “Papillomaviruses in dogs and cats.” Veterinary journal vol. 225 (2017): 23-31.
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