Con il termine AMILOIDOSI si intende un gruppo eterogeneo di patologie caratterizzate dalla deposizione extracellulare di fibrille di circa 10 nm di diametro in vari tessuti; esse sono formate dalla polimerizzazione di subunità proteiche con una specifica conformazione a β foglietti. Questa particolare struttura conferisce caratteristiche peculiari ottiche e tintoriali ai suoi depositi (vedi oltre) e ne determina l’insolubilità e la resistenza alla proteolisi in vivo.
Dal punto di vista ultrastrutturale, queste fibrille hanno composizione chimica variabile in quanto il peptide amiloidogenico (costituente della parte più esterna, pari al 95%) deriva dalla deposizione di una proteina differente a seconda della patologia in atto. La deposizione può avvenire per due meccanismi: per una mutazione genetica della proteina o per l’azione di una proteasi che ne deforma la struttura. Internamente, l’amiloide è invece composta da un nucleo di componente AP (amyloid P component), glicoproteina globulare ed aggregati di condroitinsolfato ed eparansolfato.
Le amiloidosi sono classificate secondo due principi: distribuzione dei depositi e proteina d’origine coinvolta.
1) DISTRIBUZIONE DEI DEPOSITI
Si tratta di una classificazione di tipo clinico che distingue due forme: localizzata e sistemica. La forma localizzata colpisce un solo organo ed è piuttosto rara negli animali domestici. Ne sono un esempio l’amiloidosi delle isole pancreatiche del gatto (le cellule β del pancreas producono in quantità eccessiva amilina che si deposita tra di esse danneggiandole fino a causare un diabete principalmente di tipo II) e il plasmocitoma extramidollare cutaneo o gastroenterico (producono sostanza amiloide associata alle globuline).
La forma sistemica è invece la più frequente e coinvolge più organi; comprende la forma reattiva, la forma di carattere ereditario-familiare e quella associata a discrasia delle immunoglobuline. Nel cane e nel gatto la deposizione di sostanza amiloide avviene principalmente nel rene e nel fegato, ma possono anche essere coinvolti altri tessuti (cuore, milza, surreni, linfonodi, pancreas e tratto gastroenterico, sistema nervoso, vasi sanguigni). La deposizione può essere talmente grave da determinare la rottura dell’organo coinvolto.
2) BIOCHIMICA DELLA PROTEINA COINVOLTA
Esistono diversi tipi di proteine (circa 20-25) che possono determinare l’amiloidosi, ma le principali sono essenzialmente due: AA (la più comune) e AL.
La forma AA (AA amiloide) è un frammento derivante dalla degradazione della proteina di fase acuta positiva SAA (siero amiloide A) prodotta principalmente dal fegato. In caso di infezione/infiammazione cronica (+++), neoplasie e traumi, questa proteina è prodotta in quantità eccessive (può aumentare di centinaia di volte la sua concentrazione normale sierica) e viene attaccata dai macrofagi tramite gli enzimi lisosomiali nel tentativo di degradarla. In alcuni casi quello che però si ottiene è un’alterazione parziale della proteina SAA che diventa fibrillare, non più idrosolubile e che quindi si deposita nei tessuti in forma AA; questo è ciò che avviene nelle forme reattive e di carattere ereditario – familiare.
La forma AL (AL amiloide) invece è meno comune e deriva dalle catene leggere delle Immunoglobuline prodotte da plasmacellule neoplastiche in corso di mieloma multiplo o di linfoma B secernente immunoglobuline (più raro).
Le principali forme cliniche riportate in letteratura veterinaria sono:
- amiloidosi di carattere ereditario – familiare reattiva, segnalata nei cani di razza Shar-Pei, Beagle e Fox Hound e nei gatti di razza Abissino, Siamese ed Orientale a pelo corto (forma sistemica e deposizione di AA)
- amiloidosi reattiva secondaria (forma sistemica e deposizione di AA)
- amiloidosi da discrasia delle plasmacellule (forma sistemica e deposizione di AL).
In letteratura non sono segnalate particolari predisposizioni di sesso ed età dei pazienti che possono sviluppare l’amiloidosi (nella forma di carattere ereditario-familiare può presentarsi più frequentemente in giovane età). I depositi di amiloide si riscontrano meno frequentemente nel fegato e più frequentemente nel rene, con una differenza sostanziale tra cane e gatto, ovvero nel cane è più spesso coinvolta la porzione glomerulare, mentre nel gatto quella tubulo-interstiziale. Vi sono però alcune eccezioni: nei cani di razza Shar-Pei la deposizione di sostanza amiloide è tubulo-interstiziale, mentre nei gatti di razza Abissino può essere anche glomerulare. Inoltre, nei gatti di razza Siamese ed Orientale a pelo corto la deposizione di sostanza amiloide è primariamente epatica.
La sintomatologia clinica dell’amiloidosi non è specifica ma variabile per il suo carattere prevalentemente sistemico e dipende dall’estensione del danno funzionale degli organi e dei tessuti colpiti. È bene ricordare che molto spesso il riscontro di deposizioni amiloidi locali o sistemiche (soprattutto di modica entità) è un reperto “accidentale” clinicamente non significativo riscontrato durante altre indagini diagnostiche.
Anche dal punto di vista clinico – patologico le alterazioni di laboratorio possono non essere rilevanti e/o specifiche a seconda dell’entità della deposizione, del tipo di proteina amiloide e dell’organo coinvolto.
In sintesi, i quadri clinico patologici più comuni sono:
- deposizione renale: aumento dei valori sierici di azotemia e creatinina in genere tardivi, proteinuria anche molto marcata ma solo in caso di deposizione glomerulare, possibile ipercolesterolemia (sindrome nefrosica);
- deposizione epatica: alterazioni riconducibili ad insufficienza epatica (ipoprotidemia con ipoalbuminemia, diminuzione della concentrazione sierica dell’urea, allungamento di PT, APTT, diminuzione del fibrinogeno). Generalmente non c’è aumento delle transaminasi;
- nel caso di amiloidosi di tipo AL: possibile picco monoclonale in β – γ nell’elettroforesi sieroproteica e/o proteinuria di Bence Jones nell’elettroforesi delle proteine urinarie SDS-AGE.
La misurazione della SAA sfortunatamente non offre indicazioni utili poiché non è necessariamente elevata in corso di amiloidosi ed essendo semplicemente una proteina di fase acuta positiva aumenta in modo aspecifico in corso di qualsiasi flogosi.
DIAGNOSI
La diagnosi di amiloidosi è citologica e soprattutto istologica (gold standard). La sostanza amiloide si colora di rosa intenso (talvolta arancione) con colorazioni citologiche di tipo Romanowsky e con ematossilina – eosina nei preparati istologici ed appare come un denso materiale amorfo extracellulare, talvolta chiaramente fibrillare che si dispone tra le cellule del parenchima coinvolto. La colorazione Rosso Congo è la colorazione più comunemente usata per l’identificazione dell’amiloide in citologia ed istologia. Con questa metodica, l’amiloide si colora di arancione – rosso sotto microscopia ottica e appare come un materiale birifrangente verde mela sotto luce polarizzata. Per tipizzare le principali due forme di proteina amiloide (AA e AL) può essere utilizzato il permanganato di potassio con soluzione al 5%: l’AA amiloide si decolora e perde l’affinità con il Rosso Congo e la proprietà di birifrangenza, mentre AL amiloide mantiene le sue caratteristiche tintoriali.
Infine, l’immunoistochimica può essere utilizzata non solo per identificare i depositi di amiloide ma anche per tipizzare i componenti specifici dei depositi: solitamente si utilizzano anticorpi per le catene leggere dell’AL o per dimostrare la deposizione AA nelle forme familiari.
Dr.ssa Silvia Rossi, DVM Dipl. ECVCP – Dr.ssa Marta Attini, DVM
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