Con il termine leucocitosi neutrofila estrema si indica, secondo alcuni testi, una leucocitosi superiore a 50.000 – 100.000 cellule/uL delle quali i granulociti neutrofili rappresentino almeno un numero superiore a 25.000 cellule/uL (Harvey JV, 2012); secondo altri testi i granulociti neutrofili devono essere superiori a 50.000 cellule/uL (Weiss, 2010).

Per i clinici, tale reperto ematologico può essere considerato una sfida diagnostica; la granulopoiesi può essere stimolata da diversi processi patologici, come infiammazione locale e sistemica, malattie infettive ed immunomediate, neoplasie, danno tissutale – necrosi, e una combinazione delle precedenti.

Il lavoro di Ziccardi et al. (2021) si pone come obiettivo quello di valutare retrospettivamente, nei 10 anni precedenti, le cause e i fattori prognostici in cani con leucocitosi neutrofila estrema, ponendo come criteri di inclusione una leucocitosi con neutrofilia matura (neutrofili segmentati) superiori a 50.000 cellule/uL e la raccolta di storia clinica e anamnesi completa. Mentre, i criteri di esclusione sono cani con diagnosi di leucemia mieloide acuta (AML) e cronica (CML), basate sulla diagnosi morfologica di blasti nel sangue periferico, e cani in terapia con granulochine.

I cani inclusi nello studio (n= 269) sono stati divisi nelle seguenti categorie in base alla loro diagnosi definitiva, ove possibile, raggiunta sia ante che post – mortem (sono inoltre riportate le corrispettive percentuali di prevalenza nella popolazione in esame, in ordine decrescente):

  • Patologie infettive – infiammatorie: 29%. È considerata la prima causa, benché non si discosti molto dalla successiva, ovvero le patologie neoplastiche. Sono maggiormente rappresentate le malattie infettive, prevalentemente di origine batterica, che prese singolarmente rappresentano solo il 22% di tutte le infiammatorie – infettive, percentuale inferiore rispetto alle patologie di origine neoplastica: questo dato è in contrasto con la medicina umana in cui le patologie batteriche sono considerate la prima causa di leucocitosi neutrofila estrema.
  • Patologie neoplastiche: 28%. Rappresentano la seconda cause per prevalenza. Alcuni dei soggetti inclusi in questa categoria, benché in numero ridotto, non hanno una diagnosi definitiva citologica o istologica di neoplasia, ma solamente il riscontro di masse mediante diagnostica per immagini: questo dato potrebbe essere leggermente falsato per una possibile mis-classificazione di patologie infettive localizzate come ascessi e granulomi (eziologia batterica e/o micotica).
  • Patologie immunomediate: 14%
  • Multifattoriale (più di una delle categorie elencate): 13%
  • Necrosi – danno tissutale: 8%
  • Senza diagnosi: 8%. Questa categoria non è stata inclusa nella statistica perché una CML (considerata uno dei criteri di esclusione) non poteva essere esclusa completamente in questi soggetti, in quanto spesso a tale diagnosi si giunge escludendo tutte le altre cause precedenti.

 

Di seguito, la tabella che riportata nel dettaglio le diverse patologie incluse nelle singole categorie.

Il valore medio di granulociti neutrofili segmentati è di 63.800 cellule/uL (min-max: 54.7-74.2). La presenza di granulociti neutrofili a banda (left shift) è frequente ma di lieve entità (valore medio 1.900 cellule /uL), mentre la tossicità, valutata da diversi patologi clinici board – certified, era per lo più assente (65%) o di lieve entità (28%).

Il tasso di mortalità risulta essere elevato (41%) e il più delle volte in seguito ad eutanasia (77%).

Per quanto riguarda i tempi di ospedalizzazione, il tempo medio è di 3.2 giorni; più i tempi sono lunghi, più il tasso di sopravvivenza è maggiore. Cani con patologie neoplastiche hanno tempi di ospedalizzazione più corti rispetto a quelli con patologie infiammatorie – infettive, e nello stesso tempo, hanno anche un tasso di mortalità superiore rispetto a quelli con patologie immunomediate e correlate a danno tissutale.

Sorprendentemente, la febbre è riportata solo nel 25% dei casi e non è associata a una particolare categoria.

Tra le differenti categorie, non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nel numero totale di leucociti, dei granulociti neutrofili segmentati, a banda e nel grado di tossicità: questo dato è in contrasto con quanto riportato in medicina umana. Una debole ma significativa differenza è stata riscontrata solamente per quanto riguarda il numero di granulociti neutrofili segmentati e il tasso di sopravvivenza.

Gli Autori evidenziano i seguenti limiti del lavoro:

  • Mancanza di una distribuzione omogenea dei casi da un punto di vista geografico, e questo vale soprattutto per quanto riguarda le malattie infettive. Ad esempio, l’Hepatozoon americanum, che è riportato dare frequentemente leucocitosi neutrofila estrema (Gaunt et al., 1983), è un patogeno che si localizza in particolari aree geografiche; le percentuali di prevalenza potrebbero essere quindi differenti a seconda dell’area geografica in cui i dati vengono raccolti.
  • La natura retrospettiva del lavoro e la mancata standardizzazione, sia nell’utilizzo delle stesse contaglobuli per la lettura dell’esame emocromocitometrico di tutti i pazienti inclusi nello studio, sia nella valutazione dello striscio ematico in quanto non eseguito da un singolo operatore; la valutazione dei granulociti neutrofili a banda e dei segni di tossicità potrebbero essere influenzate da un certo grado di soggettività.
  • La presenza della categoria “senza diagnosi” non inclusa nella statistica è di dubbia interpretazione. La CML, benché esclusa in quanto è quasi impossibile giungere a una diagnosi certa di tale disordine mieloproliferativo, potrebbe essere stata arruolata all’interno di questa categoria.

In conclusione, questo articolo dimostra che la leucocitosi neutrofila estrema è un reperto infrequente, ma associato a un tasso di mortalità importante (41%). Le cause più frequenti associate a tale reperto ematologico sono malattie su base infettiva – infiammatoria, benché quelle batteriche prese singolarmente siano meno frequenti di quelle neoplastiche; queste ultime si classificano al secondo posto per prevalenza. La presenza di left shift e di segni di tossicità non è associata a una prognosi peggiore, mentre una prognosi migliore è associata a patologie immunomediate, da trauma tissutale e a un tempo di ospedalizzazione superiore.

 

Dr. Silvia Rossi DVM, dipl ECVCP – Dr. Giulia Mangiagalli, DVM

 

Bibliografia:

  • Gaunt et al. Extreme neutrophilic leukocytosis in a dog with hepatozoonosis. J Am Vet Med Assoc. 1983 Feb 15;182(4):409-10.
  • Harvey JV Veterinary Hematology, a Diagnostic Guide and Color Atlas. First Edition, 2012
  • Weiss DJ, Wardrop KJ. Schalm’s Veterinary Hematology. Sixth edition. 2010
  • Ziccardi et al. Etiology and outcome of extreme neutrophilic leukocytosis: A multi-institutional retrospective study of 269 dogs. J Vet Intern Med. 2021;1–8.